Terravecchia

Disegno di Caltavuturo del 1584
Si deve ad un viaggiatore del XVI secolo, uno stupendo disegno di Caltavuturo, commissionato da Frate Angelo Rocca, durante la visita ai conventi Agostiniani della Sicilia tra il 1583 e il 1584 conservato presso la biblioteca Angelica di Roma.
Vengono illustrate:
-la chiesa di San Nicola di cui rimangono dei ruderi sulla sommità di Rocca di Sciara;
-la chiesetta dedicata a “San Calorio” sulla crosta che unisce Terravecchia alla Rocca di Sciara;
-il castello che domina i due borghi e la chiesa Madre di San Bartolomeo che costituiscono i due perni della struttura urbanistica e socio- religiosa dell’antica Caltavuturo;
-un borgo del Casale sulle pendici nord-ovest di Terravecchia.
A valle di Terravecchia il disegnatore ha messo in evidenza le principali emergenze architettoniche e la porzione del nuovo borgo, sulla borgata campeggia l’annotazione “Borgo della terra ovvero Terranova”.

Castello di Caltavuturo
Il Castello
Innalzato su una vertiginosa roccia calcarea, il castello di Caltavuturo controllava l’ultimo tratto dell’Imera ed il Mar Tirreno.
La sua memoria millenaria è ricca di cronache tristi e liete, di vincitori e vinti che dentro un castello misurano la loro storia e le loro sconfitte, gli ultimi signori di Caltavuturo, Rosso Spadafora, Luna e Moncada vissero in questo castello non gloriose gesta militari, ma momenti esaltanti della loro potenza economica.
Il castello è a pianta geometrica quadrangolare di 25 metri di lato, cinto con torri di fiancheggiamento e corte interna, i vari ambienti che compongono il castello sono desumibili dagli oggetti rilevati e da un’unica mappa ritrovata, ed erano: le stalle, l’armeria, il dormitorio e la stanza da pranzo per la servitù, un’ampia cantina, la cucina, un mulino e la stanza del conte.
Sino ai primi decenni del 1600, il castello doveva trovarsi in condizioni discrete, infatti le sue carceri erano ancora in funzione.
Il piccolo castello dominava tutto l’abitato, solcato delle vie che permettevano di raggiungere le varie chiese e principalmente le porte di accesso.
A partire dagli ultimi decenni del 1600, il castello di Caltavuturo seguì la stessa sorte di tutti gli altri edifici presenti a Terravecchia, prima lo spopolamento e poi la demolizione per recuperare tutto quanto si sarebbe potuto riciclare.
Chiesa Madre di San Bartolomeo
La chiesa di San Bartolomeo con il suo alto campanile, abbattuto nel 1632, fu uno dei punti cardine dello sviluppo urbano di Caltavuturo.
Entrando in chiesa l’attenzione del visitatore era attratta da un grande retablo ligneo collocato nella zona absidale, alto 6 metri, di questi maestosi capolavori non si hanno più notizie nel corso del 1600 e neppure a metà del 1700 quando la Madrice venne abbandonata.
Chiesa della Balata
Dai riveli del 1593, si può dedurre che la Chiesa della Balata fosse ubicata accanto al castello, i ruderi dell’abside sono infatti visibili sul precipizio tra l’angolo sud-ovest del castello e la statua monumentale del Cuore di Gesù. Probabilmente la denominazione ‘’Balata’’ indicava sia la posizione della Chiesa, collocata in parte su un aggetto di origine calcarea, sia la Madonna distesa sulla tomba, della Balata nel dialetto siciliano del 1500.
La Chiesa della Balata fu l’ultima aperta al culto a Terravecchia fino ai terremoti del 1763-65.